IL RITO DEL TRASPORTO

L’ultimo viaggio è forse la parte del distacco ad aver subito più trasformazioni.

Ricordiamo che, come da tradizione cristiana, l’accompagno al sepolcro, ovvero il vero e proprio “funerale”, fino a tutto il XIXmo secolo, avveniva in notturna, con il carro o il solo feretro scortato da un corteo di confratelli nascosti con dei saii provvisti di cappuccio, i cosiddetti “sacconi”, il numero degli accompagnatori era proporzionale allo stato sociale, così come le bardature del carro ed il numero dei cavalli del tiro. Paradossalmente tale tipologia di cortei,

rappresentavano una facile preda per i gruppi di malavitosi che approfittando dell’oscurità, si lanciavano in veri e propri assalti da far west. Il carro rappresentava la loro diligenza ed i gioielli seppelliti col defunto il loro bottino.
Con la scomparsa delle confraternite, cambierà la struttura del rito che gradualmente si strutturerà con soluzione di contiunuità: veglia, funzione e seppellimento, il tutto di giorno e seguito dai cari del defunto.

Niente più oscuri e tetri frati incappucciati, niente più assalti, solo un mesto ed ultimo saluto di famiglia accompagnato dai “becchini” delle Pompe funebri, figure più moderne, eredi degli obsoleti beccamorti.

Ma leggiamo un commento d’epoca circa lo stesso argomento

IL SEPPELLIMENTO AL CAMPOSANTO
La maniera del trasporto era la più barbara che si potesse immaginare. La sera nella prima ora partiva il cadavere dalla parrocchia: precedeva un chierico con una piccola croce, ed un lanternino chiuso, ed un prete: seguivano due beccamorti col cadavere sopra una piccola bara, e così si andava all'ospedale della Consolazione ov'era il deposito de'cadaveri di tutte le parrocchie. Per molte parrocchie il tragitto è assai lungo, quindi i beccamorti dovevano riposarsi;

allora lasciavano il cadavere sulla strada ed essi col prete entravano in una osteria per rinfrescarsi. Nelle serate oscure e piovose è più volte accaduto che i passanti o le carrozze abbiamo urtato e rovesciato il cadavere abbandonato.
Giunti al deposito seguiva un'altra scena di orrore: i beccamorti seduti sulle casse o giuocavano alla mora, o facevano conversazioni della moralità che può immaginarsi da quella feccia di canaglia che essi sono. Quando tutti i cadaveri

erano stati portati, allora erano posti sopra un carro scoperto accatastati gli uni sopra gli altri, e così erano trascinati al cemeterio accompagnati da due beccamorti che andavano fumando e cantando canzoni oscene: là erano scaricati dal carro e gettati nelle sepolture.

Nel 1847 il trasporto de' cadaveri incominciò a farsi in modo non indecente, ed io che scrivo vi ebbi molta parte. Un principe romano, che non voglio nominare, domandò la privativa di trasportare con decenza i cadaveri al cemeterio, a condizione che le famiglie pagassero otto paoli di più per ciascun morto.

Il cardinal Patrizi mi fece l'onore di comunicarmi quel progetto, e domandarmi il mio parere. Io dimo strai che quello era un vero mercato di cadaveri; e che l'appaltatore ne avrebbe ritratto un benefizio netto di circa 1500 scudi all'anno. Feci un controprogetto nel quale dimostrai che senza aggravare di più le famiglie, e con quello stesso che si spendeva per quell'orribile trasporto se ne sarebbe fatto uno più decente

Il mio progetto fu adottato: si fecero quattro decenti carri funerari, che ogni sera vanno a raccogliere i cadaveri nelle parrocchie, e ciascun carro accompagnato da un prete, conduce direttamente i cadaveri al cemeterio. Il modo però di seppellirli non è cambiato.

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